L’Islām vieta espressamente i “matrimoni forzati” e difende il diritto della donna alla “libertà di scelta”. Perché allora una tale pratica resta diffusa ancora oggi in diversi contesti islamici?

L’Islām vieta espressamente i “matrimoni forzati” e difende il diritto della donna alla “libertà di scelta”. Perché allora una tale pratica resta diffusa ancora oggi in diversi contesti islamici?
Pubblichiamo una nota ricevuta da un lettore di “Jihad senza Spada” che offre un interessante punto di vista musulmano sulla questione dell’islamofobia. Buona lettura!
Dalla Francia, l’onda lunga delle infauste vignette di Charlie Hebdo sul Profeta Muhammad (saw) si è abbattuta sul Regno Unito.
La strumentalizzazione della vicenda di Charlie Hebdo ha gettato nuova luce sull’attuale realtà del Pakistan, dove l’estremismo non cessa di manipolare la religiosità della popolazione, con gravi ripercussioni in ambito internazionale.
Sgomento, condivisone del dolore, ma anche un forte senso di rabbia e frustrazione: è quanto risiede nelle menti e nei cuori dei musulmani di fronte all’ennesimo attacco terroristico compiuto in Francia, sempre e impropriamente in nome dell’Islam.
Con testi tratti o ispirati dal Corano, accompagnati da incantevoli melodie non strumentali, i ‘nashīd’ sono nati per facilitare al credente l’elevazione interiore necessaria ad avvicinarsi il più possibile ad Allah (swt), lungo il cammino del proprio “jihad” spirituale.
Moschee, sale di preghiera, associazioni culturali, scuole e centri di aggregazione sociale nelle mani di imam e militanti che perseguono agende fondamentaliste: islamofobia? No, è la realtà della Francia di oggi.