Sgomento, condivisone del dolore, ma anche un forte senso di rabbia e frustrazione: è quanto risiede nelle menti e nei cuori dei musulmani di fronte all’ennesimo attacco terroristico compiuto in Francia, sempre e impropriamente in nome dell’Islām. L’inumana decapitazione del Prof. Samuel Paty, avvenuta in una scuola di Conflans-Sainte-Honorine vicino Parigi, è legata all’annosa vicenda di Charlie Hebdo ed è stata preceduta, nel mese di settembre, da un assalto a colpi di machete nei pressi della nuova sede della rivista (due i feriti).
I pensieri e i sentimenti musulmani, quelli “veri”, sono rivolti alle vittime, ma anche al nemico comune: l’estremismo. I tagliagole, gli stragisti, i predicatori del terrorismo e della radicalizzazione, i militanti e i simpatizzanti dell’ISIS e di Al Qaeda, non hanno alcun diritto e dignità per considerarsi ed essere considerati musulmani. Essi seguono ed eseguono i peggiori disegni di Iblīs, il Satana nemico di Allāh, e dei suoi shayātīn, e pertanto ne condivideranno le sorti, stabilite dallo stesso Allāh (swt): “Riempirò l’Inferno di tutti voi, di te e di coloro che ti avranno seguito” (Sūrah “Al A’rāf”, 7:18).

PAROLA AL CORANO
“Coloro che credono, amano di più Allāh” (Sūrah “Al Baqara”, 2:165), ma non solo: lo amano veramente, poiché comprendono, rispettano ed attuano il messaggio di pace, perdono, tolleranza, riconciliazione e concordia da Lui affidato al Profeta Muhammad (saw). Un messaggio chiaro, diretto e inequivocabile, che nella formulazione del Corano e degli Hadith illumina la realtà in ogni suo aspetto, indicando ai musulmani la strada giusta, “divina”, da percorrere anche nei casi in cui si trovano a dover fronteggiare provocazioni simili a quelle avanzate da Charlie Hebdo.
Se le famigerate vignette sono considerate legittime in virtù della “libertà di espressione”, sulla base della “libertà di espressione” è allora legittimo poter criticare la pubblicazione delle vignette stesse, dal momento che, oltre ad essere gratuitamente insultanti e offensive, sono del tutto inopportune e controproducenti: in tal modo, si offre infatti all’estremismo una scusante per dare sfogo ai propri istinti di violenza e sopraffazione, contribuendo alla propagazione delle narrative e delle interpretazioni distorte e fuorvianti del Corano e degli Hadith che armano, prima ideologicamente e poi materialmente, le mani degli attentatori.
“Tenderò loro agguati sulla Tua Retta Via, e li insidierò da davanti e da dietro, da destra e da sinistra” (Sūrah “Al A’rāf”, 7:16-17): è così che opera Iblīs con i suoi shayātīn, nel fare delle vignette uno “strumento” per allontanare i musulmani dalla “Retta Via” della salvezza in Allāh (swt), spingendoli a intraprendere quella sbagliata del terrorismo e del compimento di azioni terribili, che li condurrà alla dannazione. Perché allora aiutare Iblīs e gli shayātīn, invece di dare manforte ai musulmani contro l’estremismo?
Gli ispiratori della decapitazione del Prof. Paty sono Iblīs e gli shayātīn, non certo Allāh (swt) o il Profeta Muhammad (saw). Il Corano afferma che “i servi del Compassionevole sono coloro che camminano sulla terra con umiltà e quando gli ignoranti si rivolgono loro, rispondono: ‘Pace!’” (Sūrah “Al-Furqān”, 25:63). Pace, dunque, non terrorismo e violenza, e neppure animosità, risentimento, odio, rancore, che sono veleno per lo spirito dei musulmani. Un veleno che scaturisce dall’”orgoglio”, lo stesso “orgoglio” costato a Iblīs la condanna eterna (Sūrah “Al A’rāf”, 7:13: “Vattene! – disse Allāh (swt) – Qui non puoi essere orgoglioso. Via! Sarai tra gli abbietti”) e che Iblīs continua a incitare nei musulmani, affinché agiscano contro la volontà di Allāh (swt), “il Compassionevole, il Misericordioso”.
Pace, di fronte alla provocazione di Charlie Hebdo, implica da parte dei musulmani la ricerca del dialogo con gli “ignoranti”, con un atteggiamento di cortesia (Sūrah “Al Ankabūt”, 29:46: “Siate cortesi quando discutete con i Popoli del Libro”) e pazienza (Sūrah “Al Baqara”, 2:153: “Invero, Allāh è con il paziente”; Surah “An-Nahl”, 16:126: “Se sopporterete con pazienza, ciò sarà meglio per coloro che sono stati pazienti”; Sūrah “An-Nahl”, 16:127: “Sii paziente! La tua pazienza [non viene da altri] se non da Allāh. Non ti affliggere per loro e non farti angosciare dalle loro trame”), allo scopo di fargli comprendere con la forza delle argomentazioni e della ragionevolezza l’errore insito nella malintesa idea di “libertà di espressione” alla base della pubblicazione delle vignette.
Sulla condotta che i musulmani sono tenuti ad adottare con gli “ignoranti”, la parola del Corano non lascia spazio a interpretazioni: “Chiama al sentiero del tuo Signore con la saggezza e la buona parola e discuti con loro nella maniera migliore” (Sūrah “An-Nahl”, 16:125).
Pertanto, il ricorso alla “spada” del terrorismo e della violenza per soddisfare la sete di vendetta, la cui fonte è l’orgoglio alimentato da Iblīs, viola quanto prescritto da Allāh (swt) ed è anti-islamico: comportarsi invece secondo “moderazione” – la wasatia indicata dal Corano (Sūrah “Al Baqara” , 2:143) – è l’arma che Allāh (swt) dà ai musulmani per respingere gli assalti di Iblīs e dei suoi shayātīn, e non scivolare nella trappola dell’estremismo. Per i musulmani, si tratta di una “prova” da affrontare e di uno “sforzo” da compiere nell’ambito del Jihād per il proprio perfezionamento spirituale, così da rendersi degni di Allāh (swt) e ottenere la salvezza.

MUSULMANI CONTRO L’ESTREMISMO
A quali aberrazioni può spingere Iblīs! Non è possibile in alcun modo giustificare o rivendicare qualsiasi forma violenza in nome di Allāh (swt), men che meno una decapitazione. Ma cosa cercano di ottenere Iblīs e gli shayātīn attraverso l’inganno dell’estremismo, oltre alla dannazione di quanti cedono alle sue insidie, abbracciando il terrorismo? Certamente, l’obiettivo è quello di fomentare discordie e divisioni che mettano in discussione la possibilità per i musulmani di testimoniare e praticare liberamente la propria fede in Allāh (swt), fino al suo impedimento.
Le tensioni che circondano l’Islām in Francia sono appunto il frutto dell’inquinamento ideologico e dottrinario di ampi settori della comunità musulmana, compiuto nel corso degli ultimi decenni dai predicatori dell’estremismo che hanno preso il controllo di moschee, associazioni, scuole, luoghi di aggregazione sociale, al servizio di Iblīs e della sua guerra ad Allāh (swt) e ai musulmani.
La decapitazione del Prof. Paty, d’altro canto, non è occorsa invano, poiché è servita a dare una scossa ai musulmani di Francia, per lungo tempo intimoriti dall’aggressività della propaganda radicale. Alla testa della mobilitazione, ci sono i principali leader della comunità, già in prima linea contro l’estremismo. Da loro è giunto un forte richiamo, affinché i musulmani scendano tutti in campo a difesa dell’Islām, finalmente a viso aperto e senza più paura.

Il Presidente del Consiglio Francese del Culto Musulmano, Mohammed Moussaoui, ha ribadito che “i terroristi incarnano il tradimento di tutto quello che è sacro nell’Islām”, sottolineando l’impellente necessità di “sviluppare un contro-discorso contro i predicatori dell’odio”. “Gli impostori sono riusciti a far passare agli occhi di tanti giovani le peggiori manifestazioni criminali come fossero atti eroici e di coraggio”, dice Moussaoui, ma “i musulmani in Francia devono essere consapevoli che la loro religione è strumentalizzata da persone che sono l’incarnazione del terrore e dell’odio”. “[Gli estremisti] affermano di difendere il sacro, pretendono di difendere l’onore del Profeta dell’Islām. A loro diremo: il loro atto di barbarie è un insulto alla memoria del Profeta, una profanazione del suo messaggio”.

Per Hassen Chalghoumi, imam del comune di Drancy, occorre “tracciare una chiara distinzione tra ideologia radicale e musulmani francesi moderati e rispettosi della legge, che costituiscono la stragrande maggioranza”. Chalghoumi non teme l’estremismo, sebbene abbia ricevuto numerose minacce di morte, ma la sua grande preoccupazione sta nella “confusione tra Islām e islamismo, che sporca la mia religione”. “Dobbiamo eliminare questo [verme] ‘parassita’ islamista, il veleno dell’Islām. Bisogna agire, andare avanti, per proteggere i nostri figli”.

La battaglia dei musulmani di Francia contro il terrorismo e la radicalizzazione riguarda i musulmani di tutto il mondo. Pertanto, anche i musulmani italiani sono chiamati ad offrire il proprio sostegno ai fratelli e alle sorelle in territorio francese, contrapponendosi a ogni fenomeno riconducibile all’estremismo nella stessa Italia. Perché “le buone tracce che restano [sulla “Retta Via”], sono, presso Allāh (swt), le migliori quanto a ricompensa e [suscitano] una bella speranza” (Sūrah “Al Kafh”, 18:46). La speranza “che il mio Signore mi guidi in una direzione ancora migliore” (18:24).
Allāh (swt), infatti, “ha potenza su tutte le cose” (18:45) ed “è il Migliore nella ricompensa e nel [giusto] esito” (18:44), mentre “non ama coloro che fanno il male” (Sūrah “Ash-Shūrā”, 42:40) e “li metterà di fronte alle loro azioni affinché si rammarichino. Non usciranno dal Fuoco” (Sūrah “Al Baqara”, 2:167). Le sorti dell’estremismo sono segnate.