LA “PRIMAVERA ISLAMICA” NESSUNO LA FERMERÀ BI’ITHNILLĀH

Con l’inizio del mese di Dhū l-Qa’da, riprendiamo il discorso dove lo avevamo lasciato con l’ultimo articolo del blog, “Il Ramaḍān non è uguale per tutti i musulmani”. Il pensiero dei fratelli e delle sorelle perseguitati e in condizioni di vita a dir poco estreme in Cina, Myanmar, India, Afghanistan, Siria, Palestina, Yemen, ci aveva indotti a una riflessione sullo scenario relativo ai musulmani che invece risiedono nel Dār al-Ḥarb europeo e occidentale, riconoscendo che – Alḥamdulillāh – la situazione qui è decisamente migliore che nei suddetti paesi, in termini di sicurezza sia fisica che economica. Inoltre, non manca la possibilità d’invitare all’Islām attraverso l’opera di Da’wa chi non ha avuto la grazia di nascere musulmano ma potrebbe riceverla nel corso della propria esistenza, come accaduto al sottoscritto e a tanti altri italiani come me.

Sarebbe ingiusto non riconoscerlo. Tuttavia, l’articolo non dimenticava di suonare i “campanelli d’allarme” per “le offese, le demonizzazioni e gli incidenti di matrice ‘islamofoba’” che sono in rapida ascesa nel continente. Quel che è successo ai danni del caro fratello Chishti Muhammad Mansur – insultato pesantemente su Facebook perché musulmano, da quello che potremmo definire un “sovranista” medio, camuffato da “Gatto Silvestro” (l’alias utilizzato) –, è stata la scintilla che ci ha spinto a condividere con la Ummah digitale un’ulteriore riflessione sul clima di odio e intolleranza che ci circonda.

A tal proposito, è molto interessante e informativa la lettura del “Rapporto annuale sull’Islamofobia europea”, dove il gruppo internazionale di autori, musulmani e non, offre un quadro realistico e veritiero di quanto si sta effettivamente verificando, prima in chiave generale e poi paese per paese, sulla base di fatti e di numeri, prove che non mentono mai.

Dalle legislazioni anti-islamiche in Austria, Regno Unito e nella solita Francia della guerra all’Ḥijāb, ai gruppi suprematisti cristiani e razzisti in Finlandia, che con atti di vandalismo, minacce e pressioni tormentano le moschee e i credenti che le frequentano; dalle pulsioni xenofobe delle popolazioni di Olanda e Germania, che vorrebbero la cacciata degli immigrati musulmani, al governo della Danimarca, che ha avviato un programma di assimilazione per immigrati pari a un lavaggio del cervello. Mentre le aggressioni, tentate o riuscite, sono in aumento ovunque, anche nei confronti di musulmani minorenni.

Per quanto riguarda l’Italia, la “mappa dell’intolleranza” segnala che ben il 65 percento dei musulmani – 2 milioni e 700 mila fratelli e sorelle, il 4.6 percento del totale degli abitanti – ha subito “violenza, pregiudizi e discriminazioni”.

L’islamofobia impazza soprattutto nella rete. I bersagli più frequenti dell’odio online nei post e nei commenti degli utenti su Facebook, Instagram e Twitter sono guarda caso i musulmani, senza risparmiare l’Islām di per sé, oggetto di calunnie e denigrazioni frutto solo d’ignoranza. Che Allah SWT abbia pietà di loro.

Il caro fratello Chishti Muhammad Mansur è stato dunque uno dei tanti malcapitati, ma va ringraziato per la denuncia di quanto gli è accaduto e anche per averci informato della recente vandalizzazione di tombe islamiche nel cimitero di Bari ad opera di “Gatti Silvestro” pugliesi (e non è neppure la prima volta).

Quello dei “Gatti Silvestro” è un fenomeno che non riguarda solo l’Italia naturalmente, ma l’intero Dār al-Ḥarb europeo e occidentale, con internet quale campo di battaglia “ideologico”. Eccoli allora i guerrieri da tastiera tirare calci e pugni sotto forma di ingiurie e discorsi di odio contro l’Islām e i musulmani, che riversano sulla vittima di turno. Galvanizzati, pensano sia arrivato il tempo di ottenere risultati concreti, ma le loro aspettative sono destinate a rimanere deluse. Che succederà quando ne prenderanno definitivamente atto?

Il dialogo è l’unica opzione, come dobbiamo capire noi musulmani e come hanno capito tanti cristiani e tanti italiani. La “spada” non serve”! La nostra forza risiede nella Da’wa, nei principi e nelle idee, che indicano l’unica “Retta Via” (Ṣirāṭ al-Mustaqīm) di salvezza.

Il numero di italiani, uomini e donne, giovani e meno giovani, che ritornano all’Islām per aggrapparsi alla “corda di Allāh” (Sūrah Âl-‘Imrān, 8:29) cresce infatti costantemente, come nel resto del Dār al-Ḥarb europeo e occidentale. Coloro che non lo hanno ancora fatto, ma che sono alla ricerca della verità e del bene, prima o dopo ritorneranno. Le istituzioni cristiane lo hanno ormai capito e cercano il giusto dialogo.

Se temi Allāh, ti concederà la capacità di distinguere [il bene dal male], cancellerà le tue colpe e ti perdonerà” [Sūrah al-Anfal, 8:29].

“Pazienta dunque di bella pazienza” (Sūrah Al-Ma‘ārij, 70:5), fratello e sorella, “perdona loro e supplica che siano assolti” (Sūrah Âl-‘Imrān, 3:159). Alle provocazioni rispondiamo con cortesia (Sūrah Al Ankabūt, 29:46), perché “Allāh è gentile e ama la gentilezza” (Sunan Ibn Majah, 3688), oppure spegniamo direttamente computer e cellulari. Non ne vale la pena, meglio impiegare il tempo di vita che ci viene concesso adorando il Signore dei Mondi.

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