AL ZAWAHIRI, L’EMIRO DEGLI “SVIATI”

Ayman Al Zawahiri è morto, forse. Al Qāʿida non ha ancora dato l’annuncio ufficiale del suo decesso, avvenuto nel mese di ottobre o novembre, a seconda delle fonti (afghane o pakistane). Le cause sarebbero “naturali”, nel senso che non è stato ucciso, come il suo illustrissimo predecessore, Osama Bin Laden. Asma o generiche complicazioni di salute, dicono i referti mediatici, senza fornire informazioni certe o più dettagliate, se non che il funerale, per pochi intimi, si sarebbe svolto nella località di Ghazni, in Afghanistan naturalmente, dove i legami tra Al Qāʿida e i talebani non sono mai stati davvero recisi.

È in corso anche il toto-nomi per il successore alla carica di emiro dell’organizzazione terroristica. I candidati non sembrano molti. Eliminati dalla scena figure di spicco tra cui Hamza Bin Laden, figlio di Osama, e più recentemente Husam Abd Al Rauf, detto Abu Muhsin Al Masri, il più gettonato è Muhammad Ibrahim Makkawi, meglio conosciuto con il nome di guerra di Saif Al Adel, egiziano al pari di Al Zawahiri, ma militare ex colonnello dell’esercito e non un medico oculista.

Ecco quanto riportato nella cronaca storico-giornalistica, condita da valutazioni più o meno convergenti sull’eredità lasciata dal co-fondatore di Al Qāʿida. Tra gli esperti, c’è chi ritiene che la sua scomparsa segnerà un ulteriore passo in avanti dell’organizzazione verso una struttura decentralizzata, una specie di federazione con un vertice di raccordo formale tra vari gruppi sostanzialmente indipendenti, sparsi in diverse regioni del mondo.

Altri, invece, sottolineano la possibilità che Al Qāʿida assuma un assetto maggiormente “liquido”, nel tentativo di recuperare il terreno perduto a favore dell’ISIS nella radicalizzazione della nuova generazione di musulmani, anche in Europa: uno sviluppo a cui Al Zawahiri era contrario, ritenendo l’appartenenza ufficiale ai ranghi di Al Qāʿida una precondizione ancora indispensabile, malgrado il successo della tattica adottata dall’ISIS di associare il proprio marchio ad azioni terroristiche individuali (lupi solitari) e di gruppi ristretti di soggetti senza o con tenui collegamenti alla struttura capeggiata dai sedicenti califfi Abu Bakhr Al Baghdadi e poi Abu Ibrahim Al Hashimi Al Qurayshi.

In ogni caso, Al Zawahiri non lascia dietro di sé un’organizzazione al capolinea, contrariamente a quanto sostenuto in alcune analisi. È vero che l’ascesa dell’ISIS ha determinato la perdita del monopolio del terrore, sia tra i militanti estremisti che nell’immaginario collettivo; ma con un numero di operativi che varia tra i 32 e i 44 mila, dispiegati in tutti gli scenari geopolitici che contano (Siria, Yemen, Libia, Maghreb; Africa occidentale e orientale; Asia meridionale, con basi sempre salde in Afghanistan e Pakistan), Al Qāʿida è sempre viva, attiva e pronta a colpire, intenzionata a protrarre la propria esistenza nel tempo ben al di là della durata dei suoi capi.

A prescindere dalle trasformazioni in corso per Al Qāʿida e dalle osservazioni critiche sulla leadership di Al Zawahiri, meno carismatica di quella di Bin Laden e perciò incapace d’impedire la scissione dell’ISIS, a colpire nel mare magnum di articoli, interviste e report pubblicati in seguito all’annuncio della sua possibile morte, è la mancanza di diagnosi sul medico egiziano in quanto credente musulmano, o presunto tale.

Posto che non comparirà all’improvviso nell’ennesima registrazione video per smentire il proprio decesso (è già accaduto in passato), si potrebbe allora dire che Al Zawahiri ha prestato giuramento non ad Ippocrate ma ad Iblīs, quale attore e strumento fondamentale al servizio delle trame rivolte dall’estremismo contro l’Islām.

D’altro canto, Allāh (swt) ha più volte esortato il Profeta Muhammad (saw) a ricordare nel Corano che la giustizia divina avrà come discrimine il principio della “responsabilità” individuale per le azioni compiute, di cui ognuno dovrà rispondere per intero: “Da parte del vostro Signore vi sono giunti appelli alla lungimiranza. Chi dunque vede chiaro, è a suo vantaggio; chi resta cieco, è a suo danno. Io non sono il vostro custode” (Sūrah “Al An‘ām”, 6:104). Pertanto, nel Giorno del Giudizio, “se qualcuno pesantemente gravato chiederà aiuto per il carico che porta, nessuno potrà alleggerirlo” (Sūrah “Fātir”, 35:18).

Cosa credeva Al Zawahiri? Che Allāh (swt) gli avrebbe concesso “in perpetuo” (Sūrah “Al Kahf”, 18:108) “i giardini del Paradiso” (Sūrah “Al Kahf”, 18:107) come dimora per aver compiuto il bene? Che sarebbe entrato in Paradiso “con onore” (Sūrah “An-Nisā’”, 4:31) e con “l’anima ormai acquietata” (Sūrah “Al Fajr”, 89:27), poiché certa di aver meritato la ricompensa di Allāh (swt), “il Migliore dei giudici” (Sūrah “Al-An‘ām”, 6:57; Sūrah “Al A‘rāf”, 7:87)? Se credeva di trovare “la gioia immensa” (Sūrah “As-Sajda”, 32:17) ad attenderlo dopo la morte, e di poterne godere al livello più alto del Paradiso insieme al Profeta Muhammad (saw) e ai Suoi predecessori, allora Al Zawahiri deve aver letto piuttosto male il Corano, con gli occhi gonfi d’odio e ingannevoli di Iblīs, non alla luce dello spirito di pace, riconciliazione, perdono e dialogo proprio dell’Islām.

In quel Giorno mostreremo l’Inferno ai miscredenti che hanno avuto gli occhi velati di fronte al Mio Monito e che non potevano udire.

I miscredenti credono di potersi scegliere per patroni i Miei servi all’infuori di Me? In verità abbiamo preparato l’Inferno come dimora dei miscredenti.

Di’: “Volete che vi citiamo coloro le cui opere sono più inutili, coloro il cui sforzo in questa vita li ha sviati, mentre credevano di fare il bene?”.

Sono coloro che negarono i segni del loro Signore e l’Incontro con Lui. Le loro azioni falliscono e non avranno alcun peso nel Giorno della Resurrezione.

La loro retribuzione sarà l’Inferno, per la loro miscredenza e per essersi burlati dei Miei segni e dei Miei Messaggeri.

Quante volte Al Zawahiri ha letto questi versi del Corano (Sūrah “Al Kahf”, 18:100-106), non capendo che erano rivolti proprio a lui, più “miscredente” dei “miscredenti” che sosteneva di combattere in nome dell’Islām? Con “gli occhi velati” da Iblīs, incapace di “udire” il “monito” e i “segni” di Allāh (swt), Al Zawahiri ha perso l’opportunità di tornare sulla “Retta Via” (Sūrah “Al Fātiha”, 1:6), di risvegliarsi dallo “sviamento” che lo ha indotto a destinare il suo “sforzo” (Jihād) al terrorismo, adescando nella rete di Iblīs tanti altri musulmani per allontanarli da Allāh (swt) e illudendosi con ciò di “fare il bene”.

Le sue azioni gli hanno invece impedito di realizzare in vita “l’Incontro con Lui”, precludendogli la “salvezza” e riservandogli una sorta molto diversa, di cui il Corano lo aveva comunque preavvertito:

Così Allāh li metterà di fronte alle loro azioni affinché si rammarichino. Non usciranno dal Fuoco (Sūrah “Al Baqara”, 2:167). 

Riempirò l’Inferno di tutti voi, di te [Iblīs] e di coloro che ti avranno seguito (Sūrah “Al A‘rāf”, 7:18).

Allāh conosce perfettamente quello che facevate. Oltrepassate le porte dell’Inferno per rimanervi in perpetuo. Com’è atroce la dimora dei superbi (Sūrah “An-Nahl”, 16:28-29).

Verrà detto loro: “Entrate per le porte dell’Inferno per rimanervi in perpetuo. Quant’è orribile la dimora degli arroganti” (Sūrah “Az-Zumar”, 39:72).

Ora che è passato a peggior vita, l’Inferno brucia ancor di più poiché troppo tardi per consegnare il proprio pentimento ad Allāh (swt). Le “opere” di Al Zawahiri gli sono valse la dannazione eterna, in cattiva compagnia di Bin Laden, Al Baghadi e di tutti i terroristi, i “cattivi maestri” e i predicatori dell’estremismo che si sono posti al servizio di Iblīs. Al contempo, tali “opere” non sono da considerarsi “inutili” per la “salvezza” dei numerosi “sviati” militanti di Al Qāʿida e dell’ISIS che “hanno scambiato la retta Guida con la perdizione” (Sūrah “Al Baqara”, 2:16). Il fallimento di Al Zawahiri è un monito per tutti loro: tornate sulla “Retta Via”, è Allāh (swt) che ve lo dice nel Corano perché vi vuole con Lui in Paradiso.

E coloro che avranno temuto il loro Signore saranno condotti in gruppi al Paradiso. Quando vi giungeranno, saranno aperte le sue porte e i suoi guardiani diranno: “Pace su di voi! Siete stati buoni; entrate qui per rimanervi in perpetuo”.

Risponderanno: “Lode ad Allāh, che ha mantenuto la Sua promessa nei nostri confronti e ci ha fatto eredi della terra. Abiteremo nel Paradiso ovunque vorremo”. Quant’è magnifica la ricompensa di coloro che hanno [ben] operato!

[In quel Giorno] vedrai gli angeli circondare il Trono e rendere gloria e lode al loro Signore. Sarà giudicato tra loro con equità e sarà detto: “La lode appartiene ad Allāh, Signore dei mondi” (Sūrah “Az-Zumar”, 39:73-75).

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