I MORTI DEL TERRORISMO NON HANNO COLORE

L’attacco terroristico di Kerman in Iran conferma la natura irrimediabilmente ultra-violenta e sanguinaria dell’al-Dawla al-Islamiya, o dell’“anti-stato islamico del terrore” per meglio dire. Le sue vittime, come le vittime di tutti i terrorismi, non hanno un “colore” religioso o politico che ne legittimi l’uccisione barbara e inumana. All’ennesimo presunto “califfo” in carica – Abū Hafs a-Hāshimī al-Qurashī – lo avevamo già detto in una lettera aperta non molto tempo fa, ma non deve averci preso troppo sul serio, altrimenti si sarebbe già pentito cambiando strada per portare avanti il Jihād fi Sabilillah così come gli era stato consigliato.

Perciò il verde sgargiante degli sciiti iraniani – ne sono morti 84, con oltre 280 feriti – non deve abbagliare la vista dei credenti e far passare per qualcosa di diverso l’ennesima strage compiuta da “sviati” blasfemi fuoriusciti dalla Ummah, quali sono i falsi mujāhidīn di Shayṭān. Infatti, la tentazione a cui cedono molti musulmani è quella di provare un senso di piacere o di giustificare in qualche modo la loro uccisione in quanto sciiti, a prescindere se si tratti di semplici innocenti, persone qualunque, peccatori non più di ognuno di noi.

“Il permesso [di combattere] è concesso a coloro che sono attaccati” (Sūrat al-Hajj, 22:39).

“Combatti per la causa di Allāh contro coloro che ti combattono, ma non iniziare le ostilità, perché Allāh certamente non ama gli aggressori” (Sūrat al-Baqara”, 2:190).

Quindi non esistono i “civili” tra gli sciiti, sono tutti nemici dell’Islām con le spade sguainate? Lo stesso dicasi degli sciiti in Afghanistan e Pakistan, sottoposti a una mattanza di auto-bombe su base costante. È giusto questo? Sebbene gli sciiti religiosamente siano ben lontani dall’Ahl as-Sunnah wa’l Jama’ah, Allāh Azzawajal nel Qur’ān sembra dire di no. Ci sbagliamo forse? Se così fosse, avrebbe ragione la macchina di morte dell’Amalek sionista israeliano, che ammazza tutti senza distinzioni secondo la logica per la quale i palestinesi sono tutti nemici, tutti “terroristi” e dunque abbiamo il diritto di annientarli…

Nessuna simpatia per Soleimānī, naturalmente. La “tirannia” anti-islamica di Khomeinī che perdura in Iran va certamente condannata e combattuta. Di morti e feriti il terrorismo di stato dei “mullah” ne ha parecchi sulla coscienza, non meno dei falsi mujāhidīn di Shayṭān: nello Shām, in Iraq, Yemen, Libano, senza dimenticare gli stessi iraniani, donne e uomini, anzi a cominciare proprio da loro.

La popolazione “civile” è infatti un’altra cosa ed è stato lo stesso Allāh Ta’ala a sancirlo, ancor prima che sorgesse il cosiddetto diritto internazionale umanitario, ma il fanatismo ideologico toglie davvero la capacità di discernere, facendo perdere l’equilibrio (wasaṭiyyah). Ecco allora l’ennesimo presunto “califfo” ergersi a migliore dei giudici sulla terra, emanando in continuazione sentenze di morte per giunta in nome dell’Altissimo, Lui sì il “Migliore dei Giudici” (al-HakamSurat Yūnus, 10:109). Ci vuole una gran bella presunzione, tutto in fondo è una questione di nafs.

“L’Ora è imminente anche se la tengo celata, affinché ogni anima sia compensata delle opere sue” (Sūrat Tā-Hā, 20:15).

Il compenso per aver convinto giovani malcapitati a togliere la vita a se stessi e agli altri in attacchi suicidi, ignorando o confondendo all’interno di esegesi manipolatorie i dettami chiari e inequivocabili del Qur’ān (“Non uccidetevi da voi stessi” – Sūrat An-Nisā’, 4:29), è facile da immaginare. Non vorremmo essere nei suoi panni nell’Ākhirah, ma neppure qui giù nella Dunyā. Dāʿish Ḥarām! داعش حرام

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