LETTERA APERTA ALLO “SHEIKH ABŪ HAFS AL-HĀSHIMĪ AL-QURASHĪ” KHALIFA DELLO “STATO ISLAMICO”

Nel nome di Allāh, il Compassionevole, il Misericordioso.
Sia lode ad Allāh, e lode e benedizioni siano sul Messaggero di Allāh,
sulla sua famiglia, sui suoi Compagni e su tutti coloro che lo seguono.

Sheikh dell’organizzazione al-Dawla al-Islāmiyya
Abū Hafs al-Hāshimī al-Qurashī

Per grazia di Allāh Tā’alā, noi musulmani siamo stati resi tutti fratelli nella Ummah. L’Onnipotente ha unito i nostri cuori, chiamandoci a tenerci saldi tutti insieme alla Sua corda e a “non essere divisi” (Sūrat āl-‘Imrān, 3:103). Rimaniamo pertanto fedeli alla Sua Parola e parliamo gli uni con gli altri.

In vista della tua designazione, vorremmo condividere con te alcune riflessioni, con spirito di umiltà e sperando di fornire un piccolo contributo per promuovere la nostra comune causa islamica.

Akhy,

Come autoproclamato ʾAmīr al-Muʾminīn, dovrai mostrarti ben guidato e adempiere al dovere più sacro verso la nostra comunità, che è quello di unirci piuttosto che dividerci.

Per essere chiari, Ahl as-Sunnah wa’l Jama’ah è la nostra ‘Aqīdah. Come musulmani, nonostante le nostre imperfezioni e debolezze, ci sforziamo nelle nostre vite di essere degni del Sacro Corano e della Sunnah del nostro amato Profeta Muḥammad ﷺ seguendo il Manaj dei suoi Ṣaḥāba (ra), poiché la metodologia degli as-Salaf as-Ṣāliḥ è la più giusta e la più coerente con il Dīn.

Condividiamo con voi i motivi del Jihād fī Sabīlillāh per cui state combattendo. Condividiamo lo stesso disprezzo per tutti i regimi Tagawhit guidati da governanti e sheikh presunti musulmani, che si sono sottomessi ai kuffar sionisti-crociati-cinesi solo per amore del potere mondano e delle ricchezze, tradendo l’Islām e la Ummah. Condividiamo anche la vostra massima preoccupazione per il fatto che tali governanti e sheikh abbiano aperto le porte della Religione allo shirk e alla corruzione morale, abbandonando il Tawḥīd e violando la Sharīʿah. E abbiamo grande riguardo per la vostra forza, risolutezza e resilienza in battaglia, che hanno tutte origine dalla vostra fede ferma e incrollabile nell’Onnipotente.
Tuttavia, Akhy, c’è qualcosa che ti invitiamo a riconsiderare nell’approccio e nella linea di condotta dell’al-Dawla al-Islāmiyya.

Oggi, la nostra spada è la moralità che l’Islām ha portato nel mondo, è il bene che è intrinseco ai nostri principi e ai nostri valori islamici. Oggi, la nostra spada è la forza della nostra Da’wa, la forza della nostra visione e delle nostre idee, non delle armi.

Quindi niente più attentati suicidi, Akhy. Niente più massacri di massa, per favore. Qui il Sacro Corano e il metodo profetico non lasciano spazio a dubbi. Primo, “non uccidetevi da voi stessi” (Sūrat An-Nisā’, 4:29). Morire come martiri sulla via di Allāh Tā’alā esclude l’opzione del suicidio. Secondo la Sharīʿah, gli attentatori suicidi sono illegali e i morti e i feriti causati dagli attentati suicidi non sono obiettivi legittimi. Perché? Perché le persone che di solito vengono uccise, mutilate o danneggiate, non sono nemiche dell’Islām, siano esse musulmane o meno.

“Il permesso [di combattere] è concesso a coloro che sono attaccati” (Sūrat al-Hajj, 22:39); “Combatti per la causa di Allāh contro coloro che ti combattono, ma non iniziare le ostilità, perché Allāh certamente non ama gli aggressori” (Sūrat al-Baqara”, 2:190).

Astaġfirullāh, quante persone camminando per strada, comprando cibo al mercato, o radunate in una piazza o in qualsiasi altro luogo, anche moschee, sono morte finora? Che male avevano fatto? Non stavano attaccando i musulmani e non erano aggressori. Erano solo esseri umani – come tutti noi, compresi i non musulmani – che non avevano nulla a che fare con il comportamento scorretto dei loro governanti e sheikh, così come dei vari presidenti e primi ministri. Il famoso āyāt dice di “uccidere i politeisti ovunque li trovi”, a meno che non si “pentano” e abbraccino l’Islam (Sūrat At-Tawba, 9:5). E il successivo: “Se qualcuno dei politeisti cerca asilo presso di te, concedigli asilo affinché possa ascoltare la Parola di Allāh; poi portalo in un luogo sicuro. Questo perché sono persone che non hanno conoscenza” (Sūrat At-Tawba, 9:6).

Vedi, Akhy? Coloro che non conoscono l’Onnipotente dovrebbero avere l’opportunità di lasciare la condizione di Jāhiliyya in cui si trovano, e questo può essere fatto solo attraverso il lavoro di Daʿwa, che è uno sforzo lungo la Ṣirāṭ al-Mustaqīm del Jihād fī Sabīlillāh che non richiede la spada. Lo stesso concetto si applica ai musulmani ordinari, ma a molti di loro non è stata concessa tale possibilità. A troppi, Akhy, davvero troppi.

E qual è stato il guadagno per la nostra causa? Spiegaci, poiché finora abbiamo visto solo più islamofobia e più persecuzioni. Perché continuare a dare ai nemici dell’Islām le scuse che cercano per opprimere i musulmani e fermare la diffusione della Religione?

Come ci ha insegnato il Messaggero di Allāh ﷺ: “Non agire brutalmente. Non superare i limiti appropriati. Non mutilare. Non uccidere bambini ed eremiti” (Ibn Kathir, 190). Facendo il contrario, quella comunità veramente capace di “chiamare gli altri alla bontà, incoraggiare il bene e proibire il male”, non sorgerà e non prospererà mai (Sūrat āl-‘Imrān, 3:104) con la benedizione di Allāh Tā ‘alà.

Il Signore è con noi e sopra di noi, che possa perdonare e correggere i nostri errori.

As-Salāmu ʿAlaykum wa-Raḥmatullah wa-Barakātuh.

   السلام عليكم ورحمة الله وبركاته

Jihād senza Spada

Lettera aperta al Khalifa dello Stato Islamico.pdf

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