FRATELLI E SORELLE, DOVE STANNO ANDANDO I MUSULMANI?

Sembra una giornata fredda lì fuori, fuori dalla finestra. Poco importa, io sono qui al calduccio di casa mia, sotto le coperte. La convalescenza dal Covid è più lunga di quanto si potesse immaginare, ma la verità è che sto apprezzando questo dolce far nulla, al riparo dalle intemperie. In grazia di Allāh subhanahu wa ta’ala, penso a Lui, sto bene e Lo ringrazio per la pace che ha voluto donarmi. Ogni mezzo è buono, anche la malattia, se viene dall’Altissimo.

A svegliarmi all’improvviso da questo sogno è la voce di un mio fratello carissimo, spinto chissà proprio da Allah subhanahu wa ta’ala nell’intenzione di riportarmi alla realtà, dopo avermi concesso qualche attimo della Sua beatitudine.

“Fratello mio”, mi dice su WhatsApp, “vedo la situazione dei musulmani qui in Italia, in Europa e nei paesi islamici. Sono arrabbiatissimo…”.

“Che ti passa per la mente?”, gli chiedo.

“L’onore di tanti musulmani ormai è solo gioire per quel calciatore tornato all’Islām o per il pugile, Mike Tyson, che è diventato musulmano”, spiega triste e deluso il caro fratello. “E gli fanno pubblicità su Facebook e Instagram… questo significa essere fieri di essere musulmani oggi?”.

“Poi, però, succede che ci sono alcuni musulmani che violentano delle ragazze, com’è successo a Milano”, prosegue sempre più avvilito, riferendosi ai fatti della notte di Capodanno. “Ma di questo non si deve parlare, perché altrimenti si offendono e dicono che voglio attaccare l’Islām”.

“Discorsi già fatti e rifatti migliaia di volte”, penso io, “eccoci di nuovo in trincea…”. Bene, sono pronto e il mio caro fratello non è certo meno pronto di me. Così, rilancia la sfida.

“Non ci dobbiamo scoraggiare. Dobbiamo continuare a dirlo forte e chiaro: l’Islām no, non c’entra. L’Islām non c’entra niente, ma certi musulmani c’entrano eccome. Il problema sono loro, che dell’Islām non hanno capito niente!”.

Parole sante e benedette, ispirate da Allāh subhanahu wa ta’ala. Non ho dubbi, è così.

“Guarda i paesi islamici, sono in guerra l’uno con l’altro. I governanti dicono di essere musulmani, ma vogliono solo potere e ricchezze, nient’altro, e fanno ammazzare i musulmani tra di loro. Noi musulmani non abbiamo imparato nulla dall’Islām, proprio nulla!”

Ha ragione il fratello? Oppure no?

“E guarda certi musulmani qui cosa fanno: droga, violenza… Tutti stanno osservando, che esempio offriamo ai non-musulmani? Così pensano che questo è l’Islām, che l’Islām educa le persone in questo modo, anche se non è così. Perché ci sono tanti musulmani che non hanno imparato nulla dell’Islām, anche se sono nati musulmani”.

“Non lo so davvero dove stiamo andando”, conclude rammaricato.

E chi lo sa? Chi lo sa dove stiamo andando? Allāh a’alam.

Lui ci guarda sempre, qualsiasi cosa facciamo. Può essere contento di noi? Quanta misericordia deve avere nei nostri confronti… Guardiamoci dentro e guardiamoci attorno, guardiamo la Ummah cosa è diventata per colpa di certi musulmani. Di loro c’è ben poco di cui essere fieri, mentre c’è tanto da lavorare nella battaglia quotidiana (Jihād) per essere musulmani migliori, spronando i fratelli e le sorelle che ci circondano a fare lo stesso.

“Così, Allāh rende chiari i suoi segni, affinché possiate trovare la guida. Sorga tra voi una comunità che inviti al bene, incoraggi ciò che è buono e proibisca ciò che è male. Ecco coloro che prospereranno” (Sūrah “Āl ‘Imrān”, 3:103-104).

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