Evidentemente non ci sbagliavamo quando abbiamo denunciato sul blog
l’esistenza, anche in Italia, di gruppi e militanti pro-ISIS che nella loro “Da’wah” sui social media fanno uso e abuso della figura dei Ghurabā’.
Ecco un esempio che ci giunge fresco fresco dalla Puglia, dove un “fratello” è stato arrestato per propaganda “jihadista”, un’eventualità che si può certamente verificare quando sul proprio profilo Facebook si sventola la bandiera (e non solo) dello “stato anti-islamico” del terrore. Indovinate il soggetto come si firmava? “Al Ghuraba”!
Allora? Per eliminare dalla questione ogni ambiguità e doppiofondo, dovuti talvolta anche all’ignoranza, servirebbe un maggiore sforzo da parte di quei fratelli e di quelle sorelle che si richiamano ai Ghurabā’, nel prendere apertamente le distanze da coloro che fanno un uso “sviato” e malintenzionato del concetto.
Sarebbe anche un modo per restituire ai Ghurabā’, come ad altri termini e nozioni appartenenti all’Islām, il loro significato autentico e originale, tracciando una netta distinzione rispetto alle manipolazioni compiute dall’estremismo.
Contiamo su di Voi!