CARA ALICE, LE VERE DONNE MUSULMANE NON OBBEDISCONO AI MARITI ESTREMISTI

Alice Brignoli è tornata in Italia, con i suoi 4 figli. Da tempo chiedeva il rimpatrio dal campo siriano di Al Hol, dove si trovava in stato di detenzione con la famiglia a seguito del tracollo del presunto “Stato Islamico”. La donna, oggi 42enne, aveva deciso di unirsi ai ranghi dell’ISIS nel 2015, fuggendo da Bulciago, provincia di Lecco, con il marito Mohamed Koraich e i suoi bambini (al momento della partenza erano 3, il quarto è nato in Siria).

Una coppia felicemente radicalizzata, oltre che sposata. Dai territori sotto il controllo dell’organizzazione terroristica, i due erano infatti soliti contattare le rispettive famiglie e amicizie in Italia non solo per rassicurarle che stessero bene, ma per convincerle a convertirsi al culto della falsa religione propagandata dal sedicente califfo, Abu Bakhr Al Baghdadi.

Il tentativo di proselitismo telefonico era mosso dall’entusiasmo per la nuova vita: “Siamo contenti nonostante la situazione [un riferimento ai combattimenti in corso, ndr]. Per noi è importante essere qui, possiamo vivere veramente l’Islām ed esprimerci liberamente”, ha confessato Alice in un messaggio indirizzato alla madre.

“Questa è la vera libertà non l’illusione in cui vivevamo. Qui ho tante sorelle con cui stare. Sorelle venute da tutto il mondo; francesi, inglesi, tedesche, indonesiane, olandesi. Siamo molto unite”. “Ho scelto la strada che sto percorrendo in nome di Allah (swt), non torno più indietro. Per seguire la nostra causa siamo pronti a tutto per tutto il tempo che ci resta”.  

D’altro canto, tale racconto stride apertamente con il ripudio del sedicente “Stato Islamico” effettuato da Alice durante l’interrogatorio presso la Procura di Milano. Ai magistrati anti-terrorismo, la donna si è detta “delusa” dall’esperienza siriana, definendo l’adesione all’ISIS “un grosso errore”. “Ci aspettavamo case e scuole, era invece la guerra. Non era il posto idilliaco che pensavamo di trovare e volevamo tornare indietro”, ha spiegato. Poi la presa di distanza dal marito – “era lui che combatteva e che teneva i contatti con gli uomini dell’ISIS. Io mi occupavo dei bambini”.

Al riguardo, una fotografia ritrae i primi 3 figli vestiti da piccoli guerriglieri con il dito puntato verso l’altro. È stata la stessa Alice a scattarla quando era ancora nel lecchese e ne andava talmente fiera da utilizzarla come immagine sul profilo di WhatsApp. In un’altra immagine, risalente alla Siria, il figlio più grande, che aveva 7 anni quando partito dall’Italia, imbraccia un fucile. Secondo Alice, tuttavia, i bambini non sono stati “addestrati” a diventare miliziani dell’ISIS, mentre lei stessa oggi non sarebbe più “radicalizzata”.

L’aver manifestato pentimento è uno sviluppo certamente positivo, che funge da avvertimento per quelle donne musulmane che rischiano di cadere nell’inganno dell’estremismo. Al contempo, va osservato che il via libera al ritorno in Italia, malgrado le sue ripetute richieste, ha avuto luogo solo dopo la morte del marito nel campo di Al Hol. Inoltre, sorgono dubbi circa la sua attuale fede musulmana, che ha ribadito di continuare a professare.

Solo “Allāh conosce quello che celano i cuori” (SūrahAl ‘Imrān”, 3:154), pertanto solo Allāh (swt) può stabilire l’autenticità della fede di qualunque persona. Esteriormente, è comunque possibile rilevare alcune incongruenze da cui si può dedurre che Alice, come donna musulmana, non si trova ancora sul cammino della “Retta Via” (Sūrah “Al Fātiha”, 1:7) di Allāh (swt).  

Allāh (swt), il Misericordioso, “accoglie il pentimento di coloro che fanno il male per ignoranza e che poco dopo si pentono” (Sūrah “An-Nisā’”, 4:17). Il pentimento, affinché venga accettato da Allāh (swt), deve però essere accompagnato da una piena ammissione dell’errore commesso, mentre affermare di essersi recata in Siria “per non disubbidire a mio marito” ha tutta l’aria di essere una giustificazione volta ad allontanare da sé ogni responsabilità, con l’aggravante di aver strumentalizzato uno dei detti del Profeta Muhammad (saw).

“Giurano per Allāh che sono dalla vostra parte, mentre invece non è vero: è gente che ha paura” (Sūrah “At-Tawba”, 9:56): questo verso del Sublime Corano riferito dal Profeta Muhammad (saw) sul tema del “pentimento” si può dunque applicare al caso di Alice? Dovrebbe essere Alice stessa a smentire categoricamente tale ipotesi, dimostrando di aver acquisito una reale consapevolezza di ciò che Allāh (swt) effettivamente richiede alle donne musulmane.

Per poter essere considerata veramente musulmana, una donna il cui marito abbia aderito alla falsa religione degli “sviati” (Sūrah “Al Fātiha”, 1:7) dell’ISIS, ha il dovere non di assecondarlo e né naturalmente di seguirlo, ma di fornirgli supporto e assistenza affinché questi possa resistere all’azione maligna d’Iblīs e dei suoi shayātīn, allontanandoli definitivamente da sé per tornare sulla “Retta Via” di Allāh (swt).

Il modello di riferimento è quello della sublime Khadija, prima sposa del Profeta Muhammad (saw), che ha accompagnato il Messaggero (saw) di Allāh (swt) nell’opera di rivelazione e fondazione dell’Islām con pura e amorevole dedizione, ma anche con consigli ed esortazioni risultati determinanti. Cosa sarebbe successo se con le sue parole Khadīja non avesse aiutato il Profeta Muhammad (saw) dopo il suo primo e sconvolgente incontro con l’Angelo Gabriele?

L’essere moglie implica poi anche l’essere madre e la decisione di far crescere i propri figli in un contesto quale quello del presunto “Stato Islamico” non può che essere stata dettata dagli stessi shayātīn che hanno traviato l’esperienza del marito miliziano estremista. Ora, i quattro bambini sono orfani di padre ma anche di madre, dopo il loro affidamento ai servizi sociali. Dovranno lasciarsi alle spalle anni di indottrinamento nel regno del terrore dell’ISIS.

Khadīja avrebbe mai voluto un simile destino per i figli concepiti dal Profeta Muhammad (saw)? Khadija, “Madre dei Credenti”, potrebbe desiderare che i musulmani nascano e crescano nella negazione più assoluta dell’Islām e che quindi una volta adulti si pongano al servizio di Iblīs contro Allāh (swt)?   

“Il mondo e tutte le sue cose possono avere una valutazione, escluso ciò che ha più valore al mondo: una donna virtuosa”, ci ha lasciato detto il Profeta Muhammad (saw). Alice si è finora gravemente discostata dal modello di virtuosità di Khadija, ma nel suo cammino spirituale e religioso ha ancora l’opportunità di riabilitarsi pienamente di fronte ad Allāh (swt) “Il Perdonatore” (Sūrah “Ghāfir”, 40). A lei la scelta.

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